Jean-Pierre Dirler, della tenuta Dirler-Cadé a Bergholtz, è morto il 14 luglio all’età di 83 anni. Per molti anni ha lavorato per il vino alsaziano e la viticoltura biodinamica.
Apprendo oggi la notizia da La Revue du vin de France. E non posso non ricordare la degustazione di circa un anno fa, quando lo incontrai proprio a Bergholtz.
Apparve fin da subito come un signore dall’aria molto seria ma pronto a esplodere in una fragorosa risata. Mi piace ricordare la sua accoglienza istrionica nella sua taverna alsaziana, una autentica stube, con un utilizzo caldo del legno negli arredi, e l’ampio numero di bottiglie assaggiate, molte delle quali erano dei superlativi Grand Cru alsaziani.
Ero insieme al mio amico Massimo, alle nostre rispettive compagne, e Jean-Pierre Dirler ci offrì una degustazione davvero completa di tutti i suoi vini, anche andando a pescare qualche vecchia annata.
Gli assaggi dimostravano identità cristalline, riportando fedelmente il concetto di terroir ed espressione dei Cru. Soprattutto colpiva il ruolo fondamentale dei suoli, che differenziava in modo netto l’anima di ogni vino. E questo non valeva non soltanto per i potenti Riesling, ma anche per i più “semplici” Muscat, i ricchi Gewürztraminer e i Crémant.
Per me fu un’ennesima conferma di come la biodinamica possa esprimere pulizia, equilibrio e rigore al calice, al pari di un vino “convenzionale”. Anzi può esprimere tutte queste caratteristiche in maniera migliore.
La degustazione, memorabile, durata una intera mattinata e tutta in francese (ma con un po’ d’Italia grazie a del Parmigiano ben stagionato che Jean-Pierre custodiva gelosamente nel frigo), fu talmente appassionante da farci riempiere i portabagagli delle nostre auto con diverse casse di vino, e rese la degustazione successiva, in un altro Domaine, piuttosto noiosa e banalotta.
Ciao Jean-Pierre, et encore merci.