Riprendo l’intervista a Riccardo Muti, il quale contesta la presenza dei cuochi in televisione intercettando un maggiore bisogno di Cultura. Probabilmente i cuochi che rappresentano la Cultura del Cibo in televisione non saranno all’altezza del Maestro Muti ma un suo “collega” la pensava in modo diverso. “Mangiare, amare, cantare e digerire sono i quattro atti di quell’opera comica che è la vita”, una delle frasi più celebri di Gioacchino Rossini. Tralascio ogni riferimento artistico del Maestro Pesarese soffermandomi sulla sua grande passione enogastronomica.
[Qui l’intervista al Maestro Muti]
Penso e credo fortemente che il filetto di bue da lui inventato surclassi ogni sua opera, la più straordinaria, dal Barbiere di Siviglia alla Gazza Ladra: Il Tournedos Rossini. Chissà se al maestro oggi gli raccontassero le nuove frontiere… Quella della bassa temperatura o della sferificazione, uno che in una sera con amici a ristorante ha suggerito la preparazione di un piatto poi diventato “Tournedos Rossini” che era pura poesia, confusione di anime, quella dell’alcol (Madera) e quella della carne (cuore di filetto) accompagnato al tartufo nero ed il Foie gras che sdilinquiscono insieme come quattro amanti che cercano e trovano un momento di erotismo profondo in un’orgia di sapori e consistenze.
Ritornando a Riccardo Muti, io penso che lui l’avesse con la presenza in Televisione di cuochi i quali più che a promuovere la grande arte della Cucina pensano a promuovere loro stessi e la loro miserrima ricerca di facili guadagni. E non pensi, il maestro Muti, che un’arte sia più nobile rispetto ad un’altra, perché più popolare. Le discriminazioni classiste non appartengono a chi promuove Arte e Cultura.