Il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano è il vino del momento. Non ci sono dubbi, ne parlano tutti anche quelli della stampa generalista, che lo definiscono addirittura “Il vino migliore al mondo” (come La Repubblica e un più campanilista Corriere Fiorentino). Alt, un momento. A consacrare questo Brunello però non è una commissione mondiale o un concorso internazionale, bensì una storica testata americana di settore: Wine Spectator.
Wine Spectator , focalizzata sul mercato USA, ogni anno stila la sua personale classifica “Top 100“, ovvero i cento migliori vini secondo la propria redazione. Quest’anno la rivista ha voluto premiare un vino italiano mettendolo in cima alla lista. Ciò non accadeva dal 2018, quando Wine Spectator premiò il “bolgherese” Sassicaia (97 punti) della formidabile annata 2015.
Brunello di Montalcino Docg 2018 di Argiano
Non un Cru, non una Riserva ma un Brunello nella versione più “semplice” e di una annata certamente non acclamata dalla critica. Traduciamo le breve descrizione che accompagna il Brunello Docg di Argiano 2018 in testa alla classifica: “Aromi e sapori di rosa, fragola e ciliegia sono i temi principali di questo rosso, insieme ad accenti di erbe selvatiche, minerali e fieno tagliato. Raro e pieno di energia, con un finale lungo e saturo. Da consumarsi preferibilmente dal 2025 al 2042. 9.400 casse prodotte, 3.504 casse importate”.
A proposito di numeri e di casse prodotte/importate. Il notevole successo di questo vino è accompagnato anche dal fatto che sia diventato incredibilmente raro e praticamente impossibile da comprare online. Al contrario degli altri brunelli di Argiano, di annate anche più quotate, che mantengono costi piuttosto moderati e disponibilità di stock, per l’etichetta premiata i prezzi sono già alle stelle: i 90 dollari dichiarati nella classifica sono già più che raddoppiati.
Sicuramente una mano santa per la proprietà di Argiano, la quale ha dichiarato pubblicamente di aver speso ben 10 milioni di euro in dieci anni. Non si tratta però di una proprietà 100% toscanaccia “Doc” bensì risale oggi a un imprenditore brasiliano André Esteves, al contrario l’A.D. ed enologo è Bernardo Sani, senese, che firma i vini di Argiano dal 2015.