Come nel vino anche in un locale si deve “respirare“ l’anima dell’animatore. Identità, colori e magie. Solo l’entusiasmo di un’idea può trasformare l’anonimia di un luogo in pura emozione.
Il cliente sarà parte integrante della “casa”, non esiste architettura o fuoco d’artificio, piroetta o giro di valzer, è lui che deve “assomigliarci” è lui il risultato che ci farà sorridere e gioire, è lui che sublimerà ogni cosa.
Erika ha capito questo, forse guardandomi e riconoscendo in questo mestiere arte e sapienza e non un ripiego lavorativo in attesa di un “lavoro serio”.
Sì! Perché il cameriere per molti è un ripiego, roba di qualche mese finché non finisco di studiare. Non è così! questo lavoro è “roba seria” ed Erika lo ha capito e ne ha fatto tesoro, la ringrazio e le scrivo:
Scrivo che la riconoscenza non è merce di scambio, non è una liquidazione in denaro, non è una stipula da un notaio ma la riconoscenza è una stretta di mano tremolante, uno sguardo commosso, una carezza affettuosa…e questa carezza voglio darla a Erika con queste parole.
Da amante del gioco amo pensare che la vita è un gioco stupendo e quale gioco ti dà più adrenalina se non la roulette…non c’è carré, dozzina o rosso e nero che assomiglia di più a Erika, lei punta sempre sul numero pieno e se non esce “sticazzi” come dice lei.
Sì!.. se la vita l’ho sempre presa a morsi lei riesce a far strillare i denti per le mozzicate. Non è la giovane età tantomeno l’inconsapevolezza dell’innocenza, lei è gioia di vivere, esuberanza innocente, candore e sfrontatezza.
Il successo di questo locale è stato anche merito suo e adesso studia da sommelier con un interesse da campionessa.
Ad Erika e a tutti i ragazzi che si avvicinano a questo mestiere: