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Bourgogne Quintessence Pinot Noir 2020 Domaine Alain Jeanniard

Bourgogne Quintessence Pinot Noir 2020 Alain Jeanniard

in Wine Notes Di

Review

Vista
9.2/10
Olfatto
9.2/10
Gusto
9.4/10
Intensità
9.3/10
Coerenza
9.4/10
Prezzo
9.8/10
Overrall
9.4/10

Per raccontarvi il Bourgogne Quintessence Pinot Noir 2020 del Domaine Alain Jeanniard farei una premessa. Quanto sono buoni i vini della Borgogna? Eppure, quanto ci costano?! Stanno diventando un vero e proprio lusso tra aumenti generali del costo della vita e l’aumento diretto – proprio – delle singole bottiglie di vino.

Non si può stappare tutti i giorni uno Chambertin. Chiaro. In realtà non è che non si può fare più oggi, cioè non era pensabile neanche nel passato quando il vino veniva apprezzato dal Generale Napoleone. Oddio, forse lui se lo poteva effettivamente permettere. Comunque sia i produttori borgognoni sanno che ci sono dei tempi specifici per stappare i proprio vini. E questa logica, in fin dei conti, rispecchia la gerarchia delle classificazioni: Bourgogne, Village, Premier Cru, Grand Cru…

Una cosa che si capisce – e si apprezza – specialmente se si ha la possibilità di partecipare a una degustazione di una azienda della Borgogna. Si avrà la misura di come il vigneron utilizzi una attenzione millimetrica sulla intensità dei propri vini, in un crescendo, dal proprio “vino base” fino al suo “vino di punta”. Questo avviene maggiormente in Francia rispetto che in Italia, e in particolar modo in Borgogna, dove il vigneron sa per tradizione ed esperienza dare una dignità commisurata alla propria parcella di vigna.

Differenze, a volte solo sfumature, che poi definiscono il prezzo di una bottiglia, quindi il peso sul mercato. Tutta questa lunga introduzione serve a definire il profilo del Bourgogne Quintessence Pinot Noir 2020 prodotto dal Domaine Alain Jeanniard, che non è un “Borgogna Base” né un “Village”, ma si può collocare proprio tra i due ranghi.

È un vino veramente degno di nota, soprattutto se partiamo dal prezzo: 25 euro circa. Appena aperto si percepisce una bella concentrazione di frutto, e forse è questa la “quintessenza” del Pinot Nero che Janniard voleva sottolineare in etichetta. Intrigante subito al naso, con un sorso nell’immediato abbastanza consistente.

Si esprime meglio al palato, qui si registra la migliore evoluzione. Dal sorso concentrato, via via, si passa a uno più disteso. La beva risulta veramente appagante. Davvero il solo rischio di questo vino è che se viene messo su una buona tavola, tra commensali, può finire alla velocità della luce.

Sicuramente ci sono vini firmati dal Domaine Alain Jeanniard ben più pregiati, e, in diversi, su Twitter mi hanno indicato il Fixin En Combe Roy. Ma questo vino dimostra ancora una volta quanto sia veritiera la frase che soleva ripetere Gino Veronelli: “I francesi sono capaci di fare vini d’oro con uve d’argento”.

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